Troviamo, infatti, il protagonista 12 anni dopo gli eventi narrati nel 2, pelato, quasi irriconoscibile, in lotta nelle favelas, clamorosamente dipendente dagli antidolorifici.
Cosa sia rimasto della persona precedente, e anche del videogioco, è un interrogativo molto insistente nei miei pensieri, anche perchè questo tentativo di svecchiamento ci potrà ridare magari un videogioco divertente e appassionante, ma dubito che riesca a scavare nel marcio, nella psiche, nell'individuo come fecero i predecessori.
Era questo il fulcro, la violenza scatenata dal dolore, in Max Payne per l'uccisione della moglie e del figlio, nel 2 per la perdita di Nina, una violenza cieca che nella leggerezza dell'azione donava comunque un qualcosa, un meccanismo a orologeria che vedeva nella cruda rappresentazione, nell'ambientazione, in alcuni tratti distintivi degli interpreti, una lurida orchestra che di assassinio in assasinio rappresentava i tratti più neri dell'umanità.
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