giovedì 4 dicembre 2008

SSD: Una valida alternativa ai dischi tradizionali? by Nanni

La domanda che mi pongo è la seguente: è conveniente, in questo momento, cambiare il mio hard disk tradizionale con un Solid State Disk?
Sulla carta i vantaggi di questa tecnologia sono enormi: seek time praticamente azzerato, tempi di latenza quasi nulli, senza contare un transnfer rate di tutto rispetto unito a consumi estremamente contenuti… Ma in pratica?

Prescindendo dai benchmark (utili si, ma fino ad un certo punto), è importante capire come si comportano questi nuovi hard disk in uno scenario reale di utilizzo.
I problemi più comuni che affliggono i dischi basati su questa nuova tecnologia sono i seguenti:
  1. Controller non all’altezza. Le performance degli SSD sono influenzate (oltre che dai moduli di memoria) dalla bontà del controller che gestisce il flusso di dati. Molto spesso questi dischi vengono, però, equipaggiati con controller dalle caratteristiche mediocri con la conseguenza che, in alcuni ambiti, si hanno prestazioni ben inferiori ai dischi tradizionali (addirittura alcuni modelli soffrono di “micro-freeze”).

  2. Multi Level Cell (MLC). I dischi SSD di tipo MLC consentono di immagazzinare più dati a parità di celle di memoria rispetto agli SLC (Single Level Cell) in quanto hanno la capacità di immagazzinare tre o più bit per ogni cella (gli SLC invece possono invece immagazzinare soltanto un bit per cella). Grazie a questa capacità gli SSD MLC sono più economici da produrre e possono essere venduti al consumatore finale ad un prezzo decisamente più basso rispetto agli SSD. Tuttavia non è tutto oro quel che luccica, l’adozione della tecnologia MLC comporta alcuni compromessi:

    1. Gli SSD SLC sono decisamente più veloci, specie in scrittura. Necessitano infatti di un solo ciclo per la lettura del valore del bit.
    2. Gli SSD MLC sono meno longevi rispetto agli SLC in quanto sopportano un numero ben inferiore di cicli di lettura.
  • Degradazioni prestazionali se il disco contiene una certa quantità di dati. Questo peculiare difetto affligge molti dischi a stato solido (non tutti però) e si verifica quando una parte significativa del disco è occupata da dati.Il problema è risolvibile utilizzando software specifici in grado di ripristinare la condizione ideale di funzionamento del disco (perdendo però i dati in esso contenuti)Quando una parte significativa del disco è occupata da dati. Il problema è risolvibile utilizzando software specifici in grado di ripristinare la condizione ideale di funzionamento del disco (perdendo però i dati in esso contenuti).
Non è semplice, ad oggi, trovare un SSD esente da tutti questi difetti.

Lo stesso X25-M, disco MLC intel dalle performance eccezionali (come pure eccezionale è il costo), presenta le problematiche legate all’adozione della tecnologia MLC unite a prestazioni decisamente meno brillanti nel caso in cui vengano immagazzinati al suo interno molti dati.
Una risposta a questi difetti potrebbe arrivare dal nuovo SSD di casa intel: L’X25-E. questo disco adotta lo stesso controller dell’X25-M (10 vie e 16mb di cache) tuttavia utilizza memoria SLC invece che MLC. Grazie alla memoria SLC l’X25-E è libero da tutte le limitazioni derivanti dalla tecnologia MLC che invece affliggono il fratello minore e potrebbe quindi rivelarsi un ottimo prodotto. Tuttavia al momento non so dire se l’X25-E soffra o meno di degradazioni prestazionali in conseguenza di una elevata quantità di dati contenuta nel disco, in quanto non ho trovato una recensione esaustiva in merito.
Oltre ad intel vi sono anche altre case che producono SSD (una su tutte Mtron, le cui proposte SLC sono estremamente interessanti).
Alla luce di queste considerazioni posso provare a dare una prima risposta alla domanda che mi ero posto all’inizio, cioè se è conveniente in questo momento passare ad un hard disk SLC:

A mio avviso una migrazione è conveniente solo se si hanno buone disponibilità economiche, in quanto gli SSD SLC (gli unici che mi sento di consigliare, e in ogni caso soltanto quei modelli che non soffrono di degradazioni prestazionali a seconda dei dati in essi contenuti) hanno prezzi tutt’altro che popolari (tanto per fare un esempio, l’X25-E ha un costo superiore ai 700 dollari per 32gb di capienza) e sono quindi adatti soltanto all’utenza enthusiast. Per tutti gli altri (me compreso) imho è consigliabile aspettare che la tecnologia maturi e che i costi di produzione scendano di conseguenza, rendendo i dischi SSD appetibili anche dal punto di vista del prezzo e della capacità.

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